L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende italiane

Il 56% delle aziende italiane si trova in una fase esplorativa e non ha previsto un budget per l’adozione dell’intelligenza artificiale.

 

Secondo la ricerca “AIMM: l’adozione dell’AI nelle aziende italiane”, oltre la metà delle grandi aziende italiane è ancora in fase esplorativa per quanto riguarda l’adozione dell’intelligenza artificiale. In pratica, il 56% non ha ancora definito né un piano strategico né un budget specifico, mentre solo il 41% ha pianificato investimenti mirati.

Settori più attivi:

  • Banche: leader nell’adozione, con progetti concreti e strategie definite.

  • Energy & Utilities, Assicurazioni, Telecomunicazioni & Media: settori dinamici, anche se con una roadmap ancora in costruzione.

C’è comunque una tendenza positiva: il 27% delle aziende prevede di aumentare il budget AI tra il 15% e il 30% annuo, e il mercato italiano dell’AI è cresciuto di oltre il 45% nel 2024, raggiungendo circa 950 milioni di euro, con previsioni di crescita fino a 1,3 miliardi nel 2025.

Principali ostacoli individuati:

  • Carenza di competenze specifiche.

  • Resistenza al cambiamento nei processi aziendali.

  • Solo una minoranza ha stanziato fondi per formazione e upskilling.

AI Maturity Model
L’indagine ha creato un indice di maturità dell’AI nei vari settori:

  • Banche: 57,1 su 100

  • Energy & Utilities: 52,2

  • Assicurazioni: 47,4

  • Industria, Servizi & Trasporti, GDO & Retail: molto più bassi.

Modelli organizzativi e competenze

  • Il 47% delle aziende non ha ancora un modello organizzativo definito.

  • Tuttavia, il 49% ha costituito team dedicati all’AI, spesso guidati da CIO o CTO.

  • Si punta molto su upskilling (66,7%) e nuove assunzioni (50%) per acquisire le competenze necessarie.

🌍 Analisi: L’Italia rispetto all’Europa

1. A che punto siamo?

L’Italia si trova chiaramente in una fase intermedia, dietro rispetto ai paesi leader europei come Francia e Germania, ma con alcune eccellenze settoriali (soprattutto nelle banche e nelle utility).
Mentre in Francia ci sono forti investimenti pubblici e una spinta politica decisa, in Italia il progresso è più trainato dalle iniziative dei singoli settori e delle grandi aziende, piuttosto che da un coordinamento nazionale strategico.

Francia: massicci piani di investimento pubblici e privati, ecosistema molto attivo di startup AI, collaborazione stretta tra università e industria.

Germania: forte focus su industria 4.0 e intelligenza artificiale applicata alla manifattura avanzata, con roadmap pubbliche ben definite.

Italia: crescita promettente ma ancora frammentata, con scarsa definizione strategica a livello macro.

2. Punti di forza italiani

  • Settori come bancario e energy & utilities sono già “AI Pioneers”.

  • Buone intenzioni: aumento dei budget AI previsto nei prossimi anni.

  • Crescita del mercato AI superiore al 45% in un solo anno (2024), con previsione di sfiorare 1,3 miliardi di euro nel 2025.

3. Debolezze strutturali

  • Carenza di competenze digitali e di AI, specialmente nelle PMI.

  • Resistenza al cambiamento culturale e nei processi.

  • Assenza di una strategia nazionale forte, a differenza di altri paesi UE.

  • Settori chiave come industria, trasporti e retail sono ancora troppo indietro.

4. Opportunità

  • Se il trend di crescita viene sostenuto con formazione mirata e un coordinamento nazionale, l’Italia può colmare il divario con i leader europei.

  • Con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), l’Italia ha già previsto fondi per la digitalizzazione: se ben impiegati, potrebbero accelerare l’adozione dell’AI anche tra le PMI.


🧩 Conclusione

L’Italia si trova davanti a un bivio: il potenziale c’è, ma serve una spinta decisa per passare dalla fase esplorativa all’adozione strutturale e competitiva dell’intelligenza artificiale. Il confronto con Europa mostra chiaramente che siamo in ritardo rispetto ai big, ma anche che abbiamo tutte le carte in regola per recuperare terreno nei prossimi anni.